Recisamente neghiamo il supposto di un libero arbitrio, anzitutto perchè scopriamo l'origine naturale dell'illusione comune ond'esso è affermato, dipendente dalla sola ignoranza o incoscienza dello cause fisiche o fìsio—psicologiche, onde ogni nostra deliberazione è preceduta e determinata; tanto è vero, che quando di un atto umano si conoscono o si sentono dall'agente stesso, in precedenza, i votivi determinanti e prepotentemente decisivi, scompare l'idea che quell'atto sia libero. Ma, in secondo luogo, soprattutto perchè il libero arbitrio, assoluto o limitato, la facoltà insomma che la volontà umana possa decidersi in senso diverso o contrario da quello che è, ad ogni istante, determinato dalla somma dei motivi presenti, avvertiti o no, urta diametralmente contro due leggi universali dello stesso pensiero umano. La prima, clic ogni effetto suppone una causa od un complesso di cause, ed è necessariamente determinato da esse nè, date quelle cause, potrebbe essere diverso da quello che è, e non si può quindi, nella volontà umana ammettere un'eccezione miracolosa a questa legge di causalità, che è, dicevo, la condizione stessa del pensiero umano. La seconda, che le forze si trasformano, ma nulla si crea e nulla si distrugge e quindi l'atto umano, che è la trasformazione di una deliberazione volitiva e questa, che è la trasformazione di precedenti moti fisici esterni, affettanti un dato individuo, non possono essere nulla più e nulla meno, di quanto era insito, per forza e per direzione, nei precedenti immediati.
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