E cosa, per una determinata tempra fisio—psicologica, ci è chi ha normalmente la propria volontà energica e pronta, chi invece, per carattere, è sempre o svogliato o titubante, incapace sempre di forti e continuate risoluzioni, non già per effetto di suo libero arbitrio, ma per costruzione organica e psichica: e lo stesso vale tanto per l'uomo onesto quanto per l'uomo che tende al delitto. E così, per finire con un ultima esempio, come col caffè noi possiamo artificialmente modificare il corso e la fluidità e la ricchezza delle idee, così con una piccola quantità di alcool possiamo artificialmente modificare lo stato, l'energia della volontà, fortificandola; mentre coll'uso continuo e smodato dell'alcool stesso la volontà si fiacca, o si corrompe, giungendo nei casi estremi alle ultime fasi della degeneraziene morale e fisica di un uomo, dal lavoro onesto e regolare spingendolo all'ozio e al delitto.
Ma, si ripete, ammesso tutto questo, come tenere responsabile uno di ciò che egli opera per tirannia dell'organismo o dell'ambiente? Non si sconvolge così e si annienta ogni criterio morale e giuridico della pena?
Pare una domanda terribile, per chi è impigliato sempre nelle abitudini mentali della tradizionale filosofia: ed è invece una domando, cui basta a rispondere la più facile osservazione dei fatti quotidiani.
Come la società ricompensa e premia ed accarezza gli uomini per qualità, indipendenti da loro, ma che essi hanno per fortuna ereditate nascendo, come il genio poetico o scientifico od artistico, l'ugola felice o i pollici d'acciaio; così la società castiga e punisco gli uomini, senza badare alla loro colpabilità, ma baciando solo, per necessità suprema di sua esistenza, agli effetti dannosi delle loro azioni.
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