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      Senonchè, a proposito di questa eliminazione dei delinquenti più pericolosi e incorreggibili, si ripresenta la tanto vexata quaestio della pena capitale.
      Contrariamente alla scuola classica, i positivisti del diritto criminale sono unanimi nel ritenere che la pena di morte, scritta in ogni momento della esistenza mondiale, sia la conseguenza naturale o legittima, dei fatti e delle induzioni sopra accennati; di fronte a certi individui, refrattari ad ogni regola di vita sociale, niun dubbio che la società ha dritto, perchè si trova nella necessità, di eliminarli, di sopprimerli, di ucciderli.
      Ma tra il partire teoricamente da questo principio giuridico e l'arrivare all'applicazione pratica della pena di morto, io credo, da buon positivista, che non trascura la realtà, interceda uno spazio, che bisogna vedere se sia possibile ed utile valicare.
      I delinquenti, contro i quali, senza dubbio, la pena di morte sarebbe unicamente applicabile, sono gli autori di omicidii, accompagnati da tali circostanze di fatto e con tali caratteri antropologici da porli senz'altro nella schiera più pericolosa dei malfattori. Vale a dire tutti o quasi gli omicidii qualificati, le grassazioni con omicidio o con sevizio e gran parte di omicidii cosiddetti semplici coi criteri classici, ma rivelanti per la recidiva o per il loro movente, egual grado di temibilità nei loro autori: vale a dire, pigliando le cifre dei condannati annualmente dalle Assise per questi reati, in Italia, dai 1500 ai 2000 individui ogni anno.


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La scuola criminale positiva
Conferenza nell'Università di Napoli
di Enrico Ferri
Enrico Detken Libraio Napoli
1885 pagine 42

   





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