Nella storia del poeta quali fatti si hanno che sieno più corrispondenti e calzanti di questi? D'altra parte chi mi dirà che specialmente questo tratto dell'allegoria non riguardi affatto la vita di Dante? O qual altra cosa si trova da accomodarvi dietro i fondamenti già stabiliti che la retta via smarrita sieno i virtuosi studii della prima gioventù dell'Alighieri, e che la selva sia l'oscurità miseranda dove si ritrovò per l'abbandono di quella virtuosa vita?(9)
Ora l'Alighieri cacciato per opera di Roma dal governo della sua patria, e cioè impedito per scelleraggine della lupa a salire il colle dalla parte che aveva divisato, mentre ritornava in basso loco gli apparve dinanzi chi parea fioco per lungo silenzio. Pieno di quell'affanno che lo desolava, appena l'ebbe Dante veduto: Miserere di me, gli viene gridando, qual che tu sii od ombra od uomo certo. Era Virgilio che maravigliato gli domanda (Inf., C. I, v. 61-76):
v. 76. «Ma tu perchè ritorni a tanta noia?
Perchè non sali il dilettoso monte,
Ch'è principio e cagion di tutta gioia?»
E Dante, che riconoscendolo prende rossore del suo stato (Inf., C. I, v. 79-82):
v. 83. «Vagliami il lungo studio e 'l grande amore.
Che m'han fatto cercar lo tuo volume.
......................
....................
....................
Vedi la bestia, per cu' io mi volsi:
Aiutami da lei, famoso saggio,
Ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».
Allora Virgilio commosso, poichè lo vide lagrimare (Inf., C. I, v. 92):
v. 91. «A te convien tenere altro viaggio;
.....................
| |
Dante Alighieri Alighieri Roma Dante Miserere Virgilio Inf Dante Inf Virgilio Inf
|