Dichiarato questo, si viene a capire perchè Virgilio, come poesia, afferma di essere, per opera di Eritone, disceso un'altra fiata dove ora s'incammina, per trarre Bruto l'uccisore di Cesare dalla cerchia di Giuda, che è quella dove sono puniti i traditori; essendochè fingendo Lucano che Bruto non fosse ancor morto, è lo stesso che dire che egli aveva tratto dall'inferno la sua anima per dargli vita. E ne dice Virgilio che vi venne, benchè rade volte succeda che si discenda dal primo cerchio; perchè il primo cerchio (C. IV, V. 88-144) contenendo tutti gl'illustri gentili che furono dinanzi al Cristianesimo, e che però non conobbero la fede del Salvatore, nessuno di loro poteva aver cognizione dei modi di colpa che si castigano, secondo i cristiani, nella città di Dite come immaginò Dante.
Pago di tanto, e sicuro che anche senza di queste dimostrazioni non si poteva esitare a ritener Virgilio come figura della poesia, e come poesia soccorrente Dante a venire sul colle, mi resta a far vedere se in realtà Virgilio ve lo mettesse. Apriamo il Purgatorio, che è l'ultimo dei due luoghi per dove Virgilio promise di menar Dante per iscamparlo, e quindi per fargli toccare altezza. Troviamo il Canto XXVII; non ci occorre altro; leggiamo:
v. 124. «Come la scala tutta sotto noiFu corsa, e fummo in su 'l grado superno,
In me ficcò Virgilio gli occhi suoi,»
Chi ha letto la Cantica seconda della Divina Commedia sa che i poeti montavano il colle del Purgatorio. Eccoli dunque al grado superno, chè avevano corso tutta la scala, cioè la salita.
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