Francesco venne poi, com'io fu' morto,
Per me; ma un de' neri Cherubini
Gli disse: Nol portar; non mi far torto.
Venir se ne dee giù tra' miei meschini,
Perchè diede il consiglio frodolente,
Dal quale in qua stato gli sono a' crini:
Ch'assolver non si può, chi non si pente;
Nè pentere e volere insieme puossi,
Per la contraddizion che nol consente».
Dove Guido viene a dire che il Papa avendo guerra con i Cristiani, suoi figli, per trionfare e mantenersi nell'alto seggio, non ebbe riguardo di perdere l'anima di Guido, abusando della sua autorità di Pontefice.
Nel XVI Canto del Purgatorio Marco Lombardo in un lungo ragionamento dimostra che gli uomini presenti sono più viziati degli antichi, non per la natura che siasi corrotta, ma per lo male esempio dei Papi i quali ruminano, fanno leggi, ma non vengono osservate e non si possono far osservare perchè non hanno i Pontefici l'unghia fessa, perchè tengono cioè in se stessi congiunti i due poteri; onde prevaricano, nè possono indurre i popoli a fare altrimenti da quello che fanno essi (v. 97-105). Sicchè dopo soggiunge
v. 106. «Soleva Roma, che il buon mondo feo,
Duo soli aver, che l'una e l'altra stradaFacèn vedere, e del mondo e di Deo.
L'un l'altro ha spento; ed è giunta la spadaCol pastorale; e l'uno e l'altro insieme
Per viva forza mal convien che vada;
Perocchè, giunti, l'un l'altro non teme».
E continua ancora sempre più chiaramente:
v. 127. «Di oggimai che la chiesa di Roma,
Per confondere in se duo reggimenti,
Cade nel fango, e sè brutta e la soma».
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