Matelda, quella graziosa donna, spiega a Dante la natura dei sito dov'ella è, e dove fu posto l'uomo prima che disubbidisse a Dio; dicendogli ancora, che il fiume tiene due rami, uno che si chiama Lete, la cui acqua, bevendola, fa scordare ciò che di colpevole si abbia mai commesso; e l'altro Enoè che fa risovvenire d'ogni opera buona (Purg. C. XXVIII). - Il peccatore venuto a stato perfetto di grazia, mercè la penitenza, impiega la vita in opere di virtù, dove trova delizie soavissime. Già l'abito nuovo estinse ed ha fatto scordare il vecchio peccaminoso, talchè egli non avrebbe più trovato strada da tornare alla trista vita di prima. Ecco che egli arrivato al passo della morte che piega tutte cose (il fiume) e che fa scordare dinanzi a Dio dei falli, e rimunera delle opere degne, volge gli occhi alla vita eterna e la vede sparsa dei fiori dei meriti dei santi, che la grazia (Matelda) raccoglie e intreccia per inghirlandarne chi li acquistò.
Dante sulla riva del fiumicello tenendo dietro alla grazia a passo a passo, e venuto in parte, dove per andare col fiume si rivolsero a levante, una luce come di baleno empì la foresta; e durando in essa, sorse una soave melodia. La melodia e la luce crescono in ispiegato canto ed in fiamma accesa. In questo compariscono sette candelabri che lasciavano dietro a sè per l'aria un'iride che radiava dalle loro fiamme. Poi ventiquattro vegli a due a due coronati di gigli; poi quattro animali cinti di verdi fronde con sei ali ciascuno. Essi tenevano in mezzo un carro in su due rote tirato da un grifone.
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