L'anima santa, che si vede sopragiunto il momento di questa beatitudine incomprensibile, risovvenendosi di tutti i suoi errori li ripiange e se ne chiama indegna. E la grazia immergendola nell'onde della morte la reca a vedere ad occhi aperti quella felicità che sospirava; e a cingersi di quella corona che le stava preparando. Epperò l'immerge pur anche nelle acque del rivo Eunoè che rende alla memoria ogni ricordanza dell'opere sante.
Per questo immergimento, che fa rimeritar Dante di tutto che di bene operò, egli reso degno dell'allegrezza dei beati viene sollevato in cielo da Beatrice che tiene gli occhi fisi nel sole (lume di Dio) e Dante in lei.
In paradiso scorre tutte le sfere che progrediscono ordinate fino al sommo empireo, e dove sono rappresentate, in ragione dei loro meriti, le glorie diverse delle anime de' santi. Dopo avere percorso sopra tutte le sfere sempre innalzato dai lumi divini di Beatrice, che teologicamente gli spiega i varii misteri, perviene Dante alla visione di Dio, ultimo fine. - Il Paradiso dunque figura il grado di beatitudine che l'anima acquista secondo le proprie mercedi.
Qui è compiuta la dichiarazione del senso anagogico, pel quale abbiamo veduto veramente, se bene m'apposi, come nell'Inferno ci sono mostrati i modi onde si cade in peccato o si offende Iddio: come all'uomo, che voglia liberarsi e fuggire dal peccato, venga nel Purgatorio insegnato il rimedio della confessione e della penitenza, onde si acquista la perfezione della grazia che mette alla gloria del cielo: e come infine nel Paradiso questa beatitudine è generata dalla piena visione di Dio.
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