E poi la virtù è cosa che si cerchi, o invece non l'abbiamo sempre davanti a noi per darle mano quante volte ci piaccia? Oltre di questo si consideri che le fiere furono incontrate dal Poeta quasi al cominciare dell'erta, e che quel luogo era la via che la lupa teneva come sua e per dove mai non lasciava passare alcuno che non venisse con tutti gl'impedimenti ucciso da lei; il che, secondo le ipotesi sopradette, dovrebbe voler dire che guai a chi cerca la virtù, perchè trova sulla via, in che si mette per ricercarla, questo maledetto vizio, questa scellerata persona od altro che sia la lupa, la quale non lo lascia andare ed anzi irreparabilmente gli dà morte. E questo Dante asserirebbe tanto assolutamente che non lascerebbe campo da mettere avanti dubbio od eccezione alcuna. Per lo contrario ben a ragione verrebbe spiegata la lupa per l'avara Corte di Roma, e così le altre fiere per Firenze e Carlo di Valois; mercechè Dante ci avrebbe fatto notare, che conviene che soccombano que' giusti, com'egli si professa, i quali si pongono nei governi dove si può intrometter Roma, che attraversando sempre ogni strada di chi tende a rettamente allontanarne ogni suo avido ed ambizioso maneggio, li combatterà tanto da dover finire senza toccare la santa meta che avevano disegnato.
(10) Teniamo ben sempre fermo nella mente che il nome, la gloria, l'onore che Dante voleva, è quel nome, quell'onore, quella gloria che abbiamo dichiarato nell'Annotazione precedente. Quindi si capisca che la morte, che stava per avere il nome di Dante sul Tevere cioè a Roma, è quel troncarglisi dalla lupa la strada che governando Firenze, pensava lo dovesse condurre ad onesta e santa rinomanza.
| |
Poeta Dante Corte Roma Firenze Carlo Valois Dante Roma Teniamo Dante Annotazione Dante Tevere Roma Firenze
|