Pagina (79/85)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La lupa è Roma, o la corte dei papi-re, avara, ambiziosa, che per saziare la sua avida brama corrompe la cristianità dove serpeggia per tutto, contrastando a quelli che la vorrebbero tener lungi, e apprendendosi anzi ammogliandosi ad altri grandi che com'essa hanno mire d'ambizione e dispotismo. Il veltro, che dovea venire a respingere da ogni sito questa sciagurata avarizia tratta d'Inferno dall'invidia dei beni e delle grandezze altrui; che non dovea cibarsi nè d'oro, nè di stato, cioè che non avea da essere mosso da interesse alcuno nella sua impresa; che doveva essere salvezza dell'umile Italia, come quegli che avrebbe combattuto per la indipendenza di lei ad esempio di Camilla, di Niso, di Turno e di Eurialo, questo veltro amoroso, sapiente, virtuoso, giusto, io non saprei spiegarlo. Ma ciò nulla toglie, bastando a noi di mostrare la sua grande coerenza che ha con tutta la nostra dichiarazione antecedente, e che la descrizione di questo generoso personaggio potentemente si palesa contrapposta all'avarizia della corte romana, e dei tiranni degli altri Stati ed all'ambizione di Carlo di Valois che con i suoi francesi invadeva le terre nostre per rubarle e stabilirvi dominio. Questo tratto del Poema è quello che più che ogni altro stabilisce il grande amore di Dante per l'Italia; chè mentre desiderava Cesare in Roma, lo desiderava per l'indipendenza d'Italia. E per istimare sempre meglio la grandezza dell'animo di Dante, da essere venerato, si confronti il suo pensiero con quello che accade oggidì, e si vegga come è venuto il veltro, e come la profezia si viene compiendo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





Roma Inferno Italia Camilla Niso Turno Eurialo Stati Carlo Valois Poema Dante Italia Cesare Roma Italia Dante