Se per un vero miracolo qualcuno riesce a sopravvivere alle intense ed inimmaginabili torture, lasciando la prigione infame ove trascorse gli anni più belli della sua vita, sarà soltanto per uscirne cadavere vivente. Le membra disfatte, la mente assopita, saranno un troppo palese e pietoso spettacolo del naufragio di un essere umano, per quanto vigoroso e forte fosse stato al suo entrare in prigione.
Perciò è sempre un avvenimento straordinario quello di veder uscire dalla fossa, ove erano stati gettati vivi, dei condannati i quali avevano perduto assolutamente qualsiasi speranza di ritrovarsi liberi ancora una volta.
I tre famosi rivoluzionari liberati erano: Morosof, Lopatine, e Vera Figner della quale diamo qui, umilmente ed incompleta, l'interessantissima biografia, sì caratteristica e rimarchevole per la stupenda umanità femminile, rappresentante un lembo tragico di storia e di psicologia russa.
La vita della Vera Figner, l'eroina dello Schlusselburg, comincia in un ambiente aristocratico e militare, traendo essa le sue origini da una nobile ed antica famiglia russa. Il suo nonno era stato uno dei famosi generali del 1812.
I suoi genitori vivevano nell'agiatezza, nei loro possedimenti della provincia di Kazan. Sin dalla più tenera età Vera ricevè un'educazione capace di farla apprezzare nei salotti della più alta società aristocratica. Era una bella giovane; non le mancavano quelle doti di spirito, di spigliatezza e di talento che rendono una donna sì ricercata e assiduamente corteggiata.
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