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      Perchè sì, la nostra anima moderna, abituata ed incapace di sottrarsi alle influenze dell'ambiente, il nostro abito mentale stesso, la critica che applichiamo alle azioni degli uomini e ai loro egoismi animaleschi, tutte quante le piccole volgarità della vita ci hanno impedito di volgere i nostri occhi verso sublimità e sacrifici sconosciuti. Non che gl'ideali siano morti in noi. Soltanto essi hanno dovuto passare attraverso il setaccio di tutte le cose pratiche e turbinose che urgono sulle nostre scettiche esistenze, costrette a sacrificare il sogno idealistico alla realtà quotidiana della vita, - invece di compenetrare quello in questa - e nella quale vi specchiamo dentro con sussiego la nostra animuccia di cartapesta, maravigliandoci poi se l'immagine riflessa assume degenerazioni e viltà inconfessabili. La nostra cultura stessa sembra fatta apposta per farci compiacere di un certo machiavellismo rivoluzionario, sonnacchioso e pur vigile della nostra pelle, alla quale diamo una importanza eccezionale che ci fa smarrire le alte cime. Pochi esseri d'eccezione vivono oggi d'ideale assoluto e quei pochi sono tenuti in conto di maniaci visionari o.... semplicemente passano per degl'imbecilli. Siamo quasi tutti ridotti ai piccoli espedienti del giorno, agli opportunismi vergognosi, patteggiamo coi nostri nemici dopo aver patteggiato colla nostra coscienza avvilita e consunta.
      Volgiamo, per ritemprarci, uno sguardo verso la Russia lontana e sconsolata! È di laggiù che ci giunge il più forte grido di dolore dei fratelli agonizzanti.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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