In un tale ambiente di odio, di guerra e di rapine, ove l'uomo era un semplice trastullo nelle mani di pochi despoti «raffinati» e perversi e la vita stessa impallidiva dinanzi alla grandiositą euritmica della Dea Morte, comprendiamo maledicenti, anche le stragi cristiane. Non oggi perņ, dopo almeno venti secoli d'incivilimento progressivo dovremmo assistere in Europa a degli spettacoli di pił raffinata barbarie di quelli consumati dagli imperatori romani sui miseri corpi dei mistici cristiani.
Non vorremmo fare qui dei paralleli speciosi e fuori di luogo, pure non possiamo esimerci dal notare che uno dei principali caratteri differenziatori tra le epoche antiche e le moderne, consiste appunto nel gran valore che la vita ha assunto in queste e come l'evoluzione educhi sempre pił i nostri sensi - ahimč troppo limitati, - verso orizzonti di perfezione e di gioia umana, prima sconosciuti all'individuo, annichilito da menzogneri dettami religiosi ed ultra-terreni.
Ecco perchč non crediamo esagerare additando all'Europa assente, mezzo secolo d'ininterrotto martirologio russo, pił umano, pił vero, e pił impressionante per la sua contemporaneitą, di tutte le ferocie del passato.
La storia della Russia antica e moderna, č lą a dimostrarci che i suoi imperatori non hanno ereditato meno ferocia dei loro antecessori scettrati.
Caterina, l'«amica» di Voltaire, Alessandro II, Alessandro III e Nicola II vanno tutti tristemente famosi per le torture segrete fatte subire ai loro nemici. In Europa, dopo Abdul Hamid e Francesco Giuseppe - ricordiamo riverenti con animo internazionalistico i martiri italiani - Nicola II impersonifica ancora un passato lugubre che vorremmo fosse disperso e dimenticato per sempre.
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