Perchè essa non vuole che la mamma sappia che langue e la sua anima si strazia, e sussurra ai compagni parole dolci e li prega di dire che è contenta e gaia, anche nella prigione dalla quale non spera uscirne se non cadavere.
E ne uscirà viva invece, più viva di prima, dopo essersi abituata all'idea della morte, dopo aver perduto tutte le illusioni... tutto, e ad un tratto un colpo dietro la porta di ferro.... Questa volta è la vita che chiama colla sua voce. «Alzati e cammina!» Oh! che tragedia, esclama la Vera Figner. In questo grido sta tutto il dolore che ha lacerato un'esistenza intiera ed è il grido di centomila martiri.
Dopo la pubblicazione del manifesto costituzionale del 1905, Vera fu rilasciata in libertà.
La vediamo poi partecipare al congresso socialista di Stoccarda, fatta segno ad immense manifestazioni di simpatia e d'affetto.
Questa indomita combattente non si stanca mai; i suoi pensieri sono adesso pei fratelli rimasti laggiù nelle celle umide e oscure. Scrive e tiene delle conferenze di beneficenza in favore delle vittime delle prigioni russe lasciati morire abbandonati da tutti.
Questo opuscolo della Vera Figner, che cari compagni di lotta pubblicano in favore delle vittime invendicate, non si raccomanda al proletariato italiano. Osiamo sperare che egli saprà da sè qual'è il suo dovere in questo doloroso momento della nostra vita nazionale.
Che la diffusione di quest'opuscolo sia la più bella risposta a coloro che vogliono farci dimenticare le infamie del governo e dell'autocrazia russa alla quale l'Europa borghese, diplomatica e militarista prodiga inchini cortigiani e strette di mano obbrobriose, contro la volontà dei popoli deprecanti in nome dell'umanità e della giustizia sociale.
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