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      Non lontano da Mosca, a sei ore di ferrovia, trovasi una piccola ed antica città di poca importanza, conosciutissima però da parecchio tempo per la sua prigione, una delle più famigerate galere russe.
      È la città di Vladimir coi suoi 32.000 abitanti circa e mille prigionieri rinchiusi nelle casematte.
      Il brano di una lettera scrittaci da un detenuto politico, ci descrive minutamente la vita oscura di quel duro carcere.
      «Voi conoscete già - scrive l'autore della lettera - le misure eccezionali introdotte dal nuovo capo della prigione M. Godima. Costui ha aggravato il regime d'isolamento nel quale eravamo tenuti; ha abolito le passeggiate in comune sostituendole con passeggiate a fila indiana; ha limitato la corrispondenza e la visita dei nostri cari ad una sola volta al mese; ha proibito di possedere in proprio la biancheria, l'inchiostro e la carta. Ha inoltre istituito il regime delle perquisizioni personali giornaliere ed infine, non contento di tutto ciò, ci ha fatto diminuire anche di mezza libbra la nostra abituale razione di pane. Non parliamo poi della durezza colla quale vengono trattati i prigionieri.... Per risposta ad una protesta da noi fatta contro questo regime eccezionale e vergognoso, cinque condannati sono stati fustigati a sangue... Le due celle di rigore della nostra oscura muda essendo diventate ben presto insufficienti, di punto in bianco, furono preparate altre venti celle simili, onde poter punire così 60 prigionieri alla volta.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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