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Questo orribile bagno penale cominciò a popolarsi di condannati al principio dell'anno 1908 e forse anche prima.
«Datano d'allora le orgie selvagge alle quali si è dèdita liberamente l'Amministrazione delle prigioni.»
Il fosco regime di questa oscura muda pesò in modo speciale sulle povere spalle di coloro che la sorte volle fossero i primi ad entrarvi. I racconti di questi nostri infelici compagni, degni tutti della nostra più assoluta stima, partecipano della leggenda epica ed alitano in loro come il soffio possente e grave delle gesta secolari, dileguantesi nella nebbia dei tempi. A leggere queste cronache di ieri così terribilmente vere sembra di rivivere un evo storico ormai tramontato per sempre.
Era uso dell'Amministrazione carceraria di Orel, di introdurre ogni nuovo condannato nella sala da bagno per denudarlo completamente dei propri abiti. Qualcuno di questi infelici, quasi affamato, subiva seduta stante ogni sorta di violenze, tra le quali quella di esser gettato a terra brutalmente dai secondini i quali si divertivano poi a malmenarlo ed a calpestarlo senza ragione. Quelli che non era possibile abbattere, venivano colpiti senza pietà al viso, al petto, ed al ventre; si colpiva colle chiavi, si colpiva colle mazze e con delle fibbie di cautchouc, si colpiva sempre incessantemente, sino a che la vittima svenuta non dava più segno di vita.
Questo ricevimento di sangue aveva per scopo di dimostrare che a Orel «si faceva davvero e non si scherzava» e che colui al quale per fortuna non fosse toccato di scontare la pena colà «poteva benissimo morire sulla nuda terra» secondo l'espressione di Matzevitch, direttore del bagno penale.
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