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      In mezzo al corridoio, il vice direttore Grabovsky, sorveglia attentamente le peripezie della lotta.
      Il suo comando di colpire adagio, rivolto ai dipendenti i quali durante il loro soggiorno nella prigione di Orel ne avevano viste di tutti i colori, poteva essere interpretato come raccomandazione di non sorpassare i limiti, non dimenticando anche che vi erano dei condannati deboli incapaci di poter sopportare le percosse.... Invece, soltanto i gemiti sordi delle vittime echeggiavano pei lunghi corridoi vuoti, teatro di tanti inenarrabili martirii. Non è possibile, immaginare una esistenza più umiliante e piena di atrocità paragonabili a quelle subite nella prigione di Orel.
      Il capo dei carcerieri non è il solo a possedere il triste privilegio di colpire senza misericordia, di colpire fino alla perdita dei sensi; anche il secondino di guardia ed il sotto carceriere dividono con lui questo potere. Le sevizie dei secondini di guardia sorpassano qualsiasi limite. Uno di essi, per esempio, tutti i giorni si applicava a passare il tempo in questo modo: dava dei buffetti sul naso di un condannato, al quale ordinava di passare la testa attraverso la spia, e poichè questa non lascia passare che il naso, il condannato era costretto, suo malgrado, a subire questa umiliante tortura impostagli per puro capriccio, dal brutto ceffo e senza ipocrisia del carceriere.
      Il più piccolo pretesto basta perchè ad Orel si colpiscano i prigionieri senza pietà. Basta essere rimasti vicino alle inferriate della finestra oppure aver fatto risuonare le proprie catene lungo il corridoio per essere severamente puniti.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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