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      I ferri consistono in grosse e potenti catene, il cui stridore riempie la prigione tutta quanta, senza mai un minuto di requie. È un rumore sordo, persistente e orripilante che irrita certi condannati sino alla follia. Le catene pesano 3 kili, però nel giugno del 1909, Khrouleff, capo del penitenziario, dopo aver visitato la prigione trovò che dette catene erano troppo leggere e che bisognava aggiungervi alcuni anelli. Aggiunse anche di conservare l'abitudine di incatenare i forzati alle mani e il più che fosse possibile...
      I ferri sono strettamente avvinti ai piedi ed alle mani del detenuto, il quale è costretto a camminare con dolore e gran difficoltà. Guai a lui, se osasse domandare che gli vengano rallentati gli anelli! Siate certi, che se anche per un favore eccezionale, gli venisse concesso una cosa simile, egli sarebbe crudelmente punito. Nel mese di luglio del 1908 un giovane forzato di 19 anni domandò che venissero rallentate le catene troppo strette di un compagno malato il quale non osava parlare per timore di essere fustigato.
      I ferri furono allentati, sì, ma il denunciatore venne talmente percosso dal carceriere colle sue chiavi, che l'indomani il condannato morì all'ospedale a causa delle orrende ferite riportate.
      Nell'inverno dello stesso anno giunse da Varsavia un detenuto con ancora un'antica ferita in una gamba e grazie alla quale gli era stato risparmiato la tortura di portar le catene. Ma il medico della «Boutyrky» il dott. Lebedeff, trovò invece che la ferita era di nessunissima importanza, per cui il polacco venne incatenato come gli altri.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





Khrouleff Varsavia