In venti minuti la teletta deve essere compiuta, cioè spogliarsi, lavarsi in tutta fretta e rivestirsi, senza aver potuto sguazzare nell'acqua come deve essere il desiderio vivissimo di ogni detenuto obbligato a vivere in una simile abbiezione fisica.
La biancheria dei 3000 prigionieri della «Boutyrky», sia dei malati che dei sani, dei condannati politici che degli altri, vien lavata tutta insieme nella lavanderia del carcere per poi essere distribuita a caso, mal lavata, puzzolente e ricoperta di macchie di ogni colore. Dopo questa nobile operazione, passa nella sezione delle condannate comuni per essere raccomodata; ivi la biancheria già sporca, ammucchiata per terra malamente, finisce di pulirsi...., cioè si ricopre di nuove macchie, si trascina in mezzo agli sputi, viene calpestata senza riguardi e fa ottima compagnia agli avanzi delle bibite graveolenti, ai mozziconi di sigarette, ed alle altre immondizie d'ogni sorta finchè viene passata poi in magazzino e restituita come.... «biancheria pulita di ricambio»!
Nel 1908 l'infermeria della «Boutyrky» accolse un numero così grande di sifilitici, i quali avevano contratto indubbiamente la malattia in prigione, da impensierire seriamente il personale medico. Questi cercò di attirare l'attenzione dell'amministrazione carceraria sugli inconvenienti gravissimi di questo stato di cose poco edificante. Vennero prese allora alcune misure profilattiche, ma dopo qualche tempo, le cose camminavano come prima. Guarire della sifilide nell'infermeria della prigione è cosa sovrumana ed impossibile; appena spariti i segni visibili dell'infezione e che il malato possa reggersi in piedi, lo si rimette cogli altri.
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