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      È il regime della fame perpetua, della cella di rigore e dei più atroci tormenti a cui sono sottoposti quotidianamente migliaia e migliaia di condannati politici, ammucchiati come bestie in fetide e luride prigioni senz'aria e senza luce, ove la morte regna sovrana e liberatrice.
      È un regime in cui la morte non è nè il maggior male per il condannato, nè il più profondo dolore per suoi cari.
      Ultimamente, una giovane che aveva anch'essa sofferto l'asprezze del regime carcerario, ed il cui marito era rinchiuso nella prigione centrale di Mosca, mi disse con sussiego «È morto.... finalmente!».
      Queste parole in bocca di una giovane su un essere a lei caro sembrano assurde; sarebbero state crudelissime, se il suo sguardo vitreo, ed il profondo insanabile dolore che le leggevo negli occhi imbambolati di pianto, vaganti lontano da me, non mi avessero rivelato la tragedia intima di quell'anima schiantata per sempre... Sarebbero crudeli e terribili parole, se anche la vita in Russia non fosse così terribile ed anormale.
      Le prigioni russe non potranno cambiare che con un nuovo regime politico che darà alla Russia risorta quelle libertà che ora mancano del tutto ed alle quali essa non può far a meno. Questo paese sconosciuto in gran parte dagli Europei, è rimasto ancora una monarchia assoluta con una gerarchia di grossi e piccoli funzionari irresponsabili, ed una organizzazione poliziesca che ricopre la nazione di abbrobrio e d'ignominia dinnanzi al mondo civile.
      La Russia attuale è la stessa e peggiore di quella anteriore alla rivoluzione; i diritti dell'uomo e del cittadino proclamati almeno in teoria da tutte le nazioni civili e da esse applicate vieppiù maggiormente oggi, sono da noi calpestati quotidianamente.


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Le carceri russe
di Vera Figner
Cromo-Tipo La Sociale
1912 pagine 65

   





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