Mercoledì a ore 21,
Ecco un'altra mutazione calda, calda:
E tra il Destino e me, patto è già scritto,
Ch'io limite ai desiri, egli all'offese
Punga, e quasi a proibito paese,
Niun di noi faccia, oltre il confin tragitto.
Favoritemi di scrivere in piè di questa il vostro sentimento, e vi riverisco.
Giovedì a ore 16.
Eccone un'altra, della quale mi soddisfo più, e questa sia l'ultima e perentoria:
E tra il Destino e me patto è già scritto,
Ch'io confine ai desiri egli all'offesePonga, e quasi a proibito paese
Far niun ardisca, oltre il confin, tragitto.
LETTERA X.
. . . Giovedì, ore 18.
Al medesimo.
Vi rimando il vostro ditirambo, e vi giuro ch'è una lettura da svogliati e da ghiotti, e viene anche a me una spumosa bile in pensare che un abito così sfoggiato s'abbia a mettere in dosso al Francini.
Buon per lui. — Delle mie lineature e di quel poco che ho notato in margine, fate quel capitale che vi parrà; solo voglio dirvi che finirei il Ditirambo con quella meravigliosa quartina che comincia:
E sia a dispetto della rima in uccheri,
levando i versi susseguenti, nei quali, a mio giudizio, muore il Ditirambo con minor lustro. Stasera se non diluvia, sarò all'Accademia. E quanto a quel proibito, se si potesse dir meglio, concordo che sarebbe una santa cosa. Vedendo la difficoltà di trovare un sinonimo a proibito, e considerando che tanto sarebbe caro a me il desiderare d'essere felice, quanto al Destino il seguitare a offendermi a suo piacimento, e che il fatto mette in bocca il morso a lui e a me, ho pensato di mutare il sentimento e l'epiteto, se però l'approverete:
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Destino Destino Francini Ditirambo Ditirambo Accademia Destino
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