Me ne rallegro con voi, e invidio sempre più la gloria dei Buccheri divenuta bersaglio delle vostre rime. Per ubbidirvi ho notato alcune coserelle che non meritano riflessione; tuttavolta non lascerò d'accennarle.
Strofa 3.a Nella prima audenzia. È un poco duretto questo verso; se la pubblicità non pregiudicasse alla confidenza che vi fa Febo, direi piuttosto Nella pubblica udienza.
Strofa 5.a Conveniasi a gran regnante direi conveniansi.
Strofa 16.a Nè sì tosto il foco è spento. È vero che il sì tosto senza la che corrisponde al simul dei latini, che corrisponde al simulac, nulla di meno nel legger questa strofa, pare che senza la che i primi due versi sieno poco ben collegati cogli altri, e si risentino alquanto di questa mancanza. Chi dicesse così?
Ma l'incendio appena spentoDelle legna preziose.
Strofa 30.a S'alza sù per sculacciarlo. Troppo rigore per uno scherzo così geniale. Non basterebbe dare a Cupido quattro ceffatine sole sole e dire «S'alza sù per ceffettarlo? »
Strofa 43.a Tutti erano legati. Svernatuccio il verso; ma è facile la mutazione «Eran tutti ben legati.»
Strofa 45.a Che assister tutti allindati. È necessario l'accentar questo perfetto così tronco, altrimenti non si distinguerebbe dall'infinito.
Ed eccovi detto quel poco che ho da dirvi. — Due parole adesso per me. Vi ho servito; ma perchè non ho estro in questa materia, e sono tutto svagato intorno all'odi latine, vi mando un misero sonettuccio, non perchè lo mandiate a Roma, ma perchè mi liberiate dall'obbligo che più mesi sono contrassi con esso voi, e al quale ora così male sodisfò; compiacetevi nondimeno d'emendarlo per mio ammaestramento, e quando poi vi risolviate di inviarlo a Roma, fate quello che Dio vi ispira, purchè a nessun patto non si legga il nome dell'autore.
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