Ma voi cavereste una monaca di convento, e non so che diavol di superiorità di genio voi abbiate sopra di me, che mi convenga l'aver sempre a fare tutto ciò che vi piace, anche contro mia voglia. Ne volete di più? Procurerò di servirvi, e benchè non vi possa prometter l'opera, perchè le poesie non sono in potere del poeta, vi prometto nondimeno i preliminari dell'opera, cioè l'applicazione a farla. — Ma da ora innanzi non mi parlate più di traduzione, altrimenti avrete una negativa a lettere d'archi trionfali. Arrivederci quest'altra settimana, e Dio vi dia il buon capo d'anno.
LETTERA XXII.
Volterra, 31 Dicembre 1696.
Al medesimo.
Eccovi la traduzione che dirò effetto della vostra quasi onnipotenza, la quale ha potuto farmi rompere il mio proponimento e violentare il mio genio. Ella vi parrà alquanto larghetta, ma abbiate pazienza, e non vi paia poco l'averla così com'è. Ho preteso di tradurre i sensi non le parole, e per non uscir dalla carreggiata sono stato in filetto, ma con dolore di morte, non potendo vagare a mio modo. D'una cosa sola vi prego, ed è, che se non vi parrà degna d'esser veduta,la sopprimiate, non essendo dovere che, in concorrenza di due ragazzi, inventus ego sim minus habens. Ne va del vostro e del mio onore e dell'onor della lingua. E perchè allego a sospetto la vostra affezione, penso che la farete vedere al priore e al Contino.
Seguitate a comandarmi, e son tutto vostro. Rimandatemi a suo tempo la copia.
LETTERA XXIII.
Volterra, 26 Gennaio 1698.
Al medesimo.
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Dio Dicembre Contino Gennaio
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