Voi mi avete favorito di mandarmi due sonetti del Card. Panfilio, e mi chiedete il mio parere; che volete ch'io dica? Io so benissimo che s'hanno a lodare i componimenti d'un poeta Cardinale, che compone per esser lodato, e io ancora li lodo, essendo pieni di sostanza e di bei sentimenti. Direi nondimeno che in qualche luogo vi è del prosastico, e che sono alquanto slegati, ma queste slegature siccome per lo più non sono piaciute al secolo che finisce, così forse non piacciono, e piaccieranno a quello che comincia; e però bisogna in tutte le cose adattarsi alla moda. Io però mi sposo al vostro miglior parere e senza scriver lettere con firma ostensibile, vi prego di scrivere al March. Corsini un capitolo di lettere a vostro comodo e secondo il vostro sentimento al quale mi soscrivo. Qui si è veduta una canzone stampata dal Menzini sopra la recuperata salute del papa, e se ne parla con lode. Io la lessi iermattina, e la riconobbi subito dell'autore, alla felicità del disteso, e all'essere, secondo il suo solito, non molto piena di cose. Sig.r Conte mio caro, io sono più che mai tutto vostro servitore. Addio.
LETTERA XXIX.
Pisa, 25 Aprile 1701.
Al medesimo
Oh egli è pur la bella e maravigliosa cosa quel vostro Capitolo che m'avete mandato! Che grazia, che forza, che naturalezza d'espressione! Quanto artifizio nell'ingrandire una cosa piccola! Quanto ingegno in far crescere le altrui.
Che dire poi dell'aver preso a piccare una dama con un garbo e con una libertà che quanto più punge, tanto più piace, facendole vedere sotto il velame delle figure quello che di lei direste, se non vi ritenesse il rispetto, e necessitandola a udir con piacere quelle due massime ingiurie, che tanto mal volentieri si soffrono da una donna vana e superba, cioè l'ingiuria del non sapere e quella dell'esser vecchia?
| |
Card Cardinale March Menzini Conte Capitolo
|