Io direi così, rimettendomi:
Onde se a voi nel gran cammin sì pocoResta, e già del saper presso alle mete
Per voi manca nel corso, al corso, il loco;
Altri mondi a natura omai chiedeteGiacchè il visibil mondo a poco, a poco
Scorso già tutto e conquistato avete.
Tant'è non sono ancora chiaro, chiaro. Vorrei addomesticarmi con quel visibile, e non ne trovo la via. Facciamo così: Sentiamo il parere del Priore, il quale non preoccupato nè da voi, nè da me, darà la sentenza giusta giusta intorno a questo visibile; Scusate questa mia impertinenza e troppa sicurtà, che ella sia, e con rendervi le dovute grazie di tanta carità, resto al solito tutto vostro.
LETTERA XXXV.
Pisa, 3 Giugno 1701.
Al medesimo.
Resto persuasissimo, non che persuaso, che quel visibil mondo non solamente è ben detto, ma che non si può dire altrimenti, a voler salvare il sistema di questo mondo scientifico, e dico, e mi protesto coram Paroco et coram bestibus, di volerlo per mio legittimo sposo.
Ma sapete voi per qual causa io non gli volevo tutto il mio bene? Perchè non mi rendeva buon suono all'orecchio, col quale mi trovo alle volte a cattivi partiti per non poter contentare una certa sua sofistica delicatezza, che degenererà in superstizione, e andava pensando, se in vece di dire Giacchè il visibil mondo, si fosse potuto dire Giacchè il cognito mondo, che suona un tantin meglio, e non pare che discordi dalla vostra Ipotesi, opponendosi agli altri mondi incognito, che si chiedono alla natura. Ma vi sento gridare a testa fin dal Belmonte e dirmi ch'io sono un animale indocile e senza ragione, e però me ne sto cheto, cheto, come l'olio, e non fiato più per cent'anni.
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