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      Esse, come quelle di Napoli e di Toscana, eran di fatto importanti, ma tutte insufficienti. Un capriccio dei regnanti poteva revocarle da un momento all'altro. Bisognava che si scatenasse l'uragano della rivoluzione Francese per ischiantare dalle radici almeno una parte dei secolari e formidabili abusi, dallo stretto di Gibilterra sino alle nevi della Siberia.
      Il solenne preludio della grande rivoluzione fu la convocazione degli Stati generali a Versailles, residenza del re, il 5 maggio 1789. Sopra un eccelso trono sedevano il re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta, attorniati dai principi e dalle principesse. Nei più onorevoli posti della sala stavano i rappresentanti dei due ordini privilegiati: il clero a destra, la nobiltà a sinistra; gli uni e gli altri sfarzosamente abbigliati.
      I rappresentanti del Terzo stato, ossia della semplice cittadinanza, modestamente vestiti di nero, furono, dopo lungo attendere, introdotti per una porta laterale: ma essi prevalevano per numero, pel loro personale ardimento, e per l'appoggio ad essi prestato dalla pubblica opinione. Laonde non si osò esigere da essi l'umiliante ed indegno atto di inginocchiarsi davanti al re, e davanti agli altri due stati, come nelle precedenti convocazioni degli Stati generali. L'ultima convocazione degli Stati generali aveva avuto luogo a Parigi nel 1614.
      Il discorso del trono, letto del re, ed i lunghi discorsi pronunciati da' suoi due ministri Barentin guardasigilli, e Necker delle finanze, diedero abbastanza a comprendere che il governo voleva raggiungere il suo intento dei sussidii alle esauste finanze, ma respingeva il giustissimo desiderio della nazione, di ottener la riforma dei vecchi ed intollerabili abusi.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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