Così nacque la famosa Comune di Parigi, e fu abile a rendere possenti servigi alla rivoluzione in quel giorno stesso e più avanti.
Alle sei il re discese nei giardini delle Tuileries onde passar in rassegna le truppe: ma i soli Svizzeri ed i nobili gridarono viva il re, i cannonieri e la guardia nazionale, cattivo presagio per la monarchia, gridarono viva la Nazione. Al di fuori del Palazzo cominciarono debolmente le prime avvisaglie. Arriva un drappello poco numeroso ancora di Parigini, condotti da dei rivoluzionari Marsigliesi, e tirano qualche schioppettata. Roederer, forse messo là dalla Massoneria per promuovere la caduta della monarchia col minore spargimento di sangue, consigliò il re a cercar salvezza in seno all'Assemblea. Ma, disse il re, non sentite voi dai loro colpi, che i ribelli son pochi? Non v'illudete, o Sire, rispose il procuratore Sindaco della Comune (tale era la carica ufficiale di Roederer); i sobborghi sono ancora indietro, ma non tarderanno ad arrivare. Ed infatti la folla rivoluzionaria si andava sempre ingrossando, e già si scorgevano in distanza dodici pezzi di cannone. La regina, di animo più virile che suo marito, consigliava la resistenza; ma fu accolto il consiglio della paura. Alle sette il re, seguito dalla sua famiglia e da alcuni de' suoi ministri, varcò la soglia del suo palazzo, ove non doveva mai più rientrare, ed attraversò a piedi il vasto giardino delle Tuileries per recarsi alla vicina residenza dell'Assemblea. Nel giorno prima una bufera aveva svelte in gran quantità le foglie degli alberi.
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