Luigi Blanc racconta che il Delfino, nel camminare in compagnia de' suoi genitori, si divertiva fanciullescamente a raschiare coi piedi il suolo, ed a cacciare le foglie fra le gambe di suo padre. L'Assemblea ricevette freddamente la regia famiglia, e la fece assidersi in una piccola tribuna riservata agli stenografi.
Infrattanto la turba degl'insorti entrò nel palazzo reale delle Tuileries, senza incontrar resistenza per parte degli Svizzeri, resi titubanti per l'abbandono nel quale il re li lasciava. Un malaugurato colpo di fucile, tirato sulle scale, non si sa, e poco importa il saperlo, da chi, accese una terribile e micidiale mischia. Dapprincipio caddero in assai maggior numero gl'insorti che gli Svizzeri. Trafitti o scacciati gl'intrusi, gli Svizzeri fecero una sortita e s'impadronirono di alcune artiglierie. Ma, mentre si credevano aver in pugno la vittoria, arrivarono gli uomini di altri due sobborghi, e fra essi quelli del più lontano e più forte, cioè del sobborgo di Sant'Antonio. Gli Svizzeri, dopo una disperata difesa, furono sopraffatti e massacrati. Con essi perirono ancora molti cortigiani; non però le donne.
Il 10 agosto 1792 è una giornata decisiva nella storia della Rivoluzione francese: imperocchè l'insurrezione vincitrice andò a circondare il palazzo dell'Assemblea, dove erasi rifuggito il re, e costrinse i deputati a dichiararlo prigioniero. Gli fu assegnato, come luogo di detenzione, dapprima il palazzo del Lussemburgo, indi la carcere detta il Tempio.
Trascorsero ventitrè soli giorni dalla sanguinosa giornata del 10 agosto, ed eccone un'altra più sanguinosa ancora, ed interamente deplorabile agli occhi degli uomini savi ed onesti di qualsivoglia partito; cioè il 2 settembre 1792. Il teatro della strage fu ancora Parigi.
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