Era il mattino del 20 settembre. L'esercito francese occupava l'altura di Valmy; quello degli alleati occupava un'altra altura, chiamata la Luna, di fronte a quella. La battaglia che si accese fu specialmente un combattimento di artiglieria, nel quale si computa che fossero tirati sino a ventimila colpi di cannone.
Ma, avendo i tedeschi tentato due assalti di fanteria, furono altrettante volte respinti. La battaglia di Valmy apparve dapprima indecisa; novecento fra morti e feriti dalla parte francese; altrettanti dalla parte germanica. Il seguito però degli eventi provò che era stata una vera vittoria pei Francesi; perocchè Brunswick consigliò al re di Prussia delle proposte di pace. Furon fatte, e respinte. Da quel momento gli emigrati e gli stranieri cessarono di deridere i volontarii come un'accozzaglia di calzolai e sartori. Essi divennero il nucleo degli eserciti che sotto la condotta di Bonaparte percorsero coi passi della vittoria tutte le parti dell'Europa. La battaglia di Jemappes, vinta dai Francesi il 6 novembre 1792, assicurò la completa conquista del Belgio. Dalla parte opposta della frontiera francese, le truppe repubblicane si impadronirono della Savoja, e del contado di Nizza, paesi appartenenti al re di Sardegna, ossia al Piemonte.
Nel giorno stesso della battaglia di Valmy, 20 settembre 1792, la novella Assemblea, denominata la Convenzione, tenne la sua prima seduta provvisoria, per verificare le elezioni, e nominare i presidenti. Avevano ottenuto dagli elettori il maggior numero di voti: Robespierre, per primo, Danton secondo, Marat terzo.
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