La ferale sentenza fu realmente eseguita il 21 gennajo. Luigi mostrò maggior dignità in faccia alla morte che non era solito mostrarne in vita. Salito sul palco disse al popolo: Francesi, io muojo innocente. A Dio piaccia che il sangue mio non ricada sulla Francia. Ma il rullo dei tamburi troncò le sue parole, e la fatale ghigliottina la sua testa.
La sua ancor più infelice vedova, Maria Antonietta, rimase coi due figli e colla cognata nelle carceri del Tempio. Il fanciullo Luigi, che prima aveva il titolo di Delfino, fu trattato con ispeciale rispetto dalla madre e dalla zia, come se avesse effettivamente ereditata la corona di suo padre. I realisti e le potenze estere lo chiamarono infatti Luigi XVII, e la Vandea si sollevò in suo nome. Maria Antonietta, così allegra e spensierata, ed anche leggera, prima del 1789, rimase bella nella sventura; se non che, in una notte, le incanutirono improvvisamente i capelli, benchè non avesse trentotto anni. Fu decapitata nel giorno 16 ottobre 1793. Nel 1794, la giovane ed innocua Elisabetta, amorevole sorella di Luigi XVI, salì pure sul palco: infame per quelli che ve la mandarono e non per lei. Il fanciullo Luigi fu dato in custodia ad un calzolajo per nome Simon, ufficiale della Comune. Siccome egli morì in età di dieci anni, l'otto giugno 1795, si è naturalmente sospettato e quindi asserito che la vita gli fosse abbreviata dai mali trattamenti, forse anche dal veleno. La supposizione però non solo manca di prova positiva, ma non ha l'appoggio di un'intrinseca probabilità. Si ignora se Simon fosse un uomo di mostruosa perversità, o di ordinario carattere.
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