Durava da tre giorni la pugna sul piccolo fiume Alpone; ma intanto le difficoltà erano cresciute per Bonaparte. Imperocchè nel primo giorno Alvinczy si era meravigliato di sentir cannoneggiare dalla parte di Arcole. Credeva dapprima che si trattasse di qualche scorreria di un semplice distaccamento; ma, avvedutosi che vi era il grosso dell'esercito nemico, vi accorse egli stesso col suo.
Bonaparte si ostinava tuttavia a voler forzare il passaggio del ponte. Ad imitazione di Augerau, diè di piglio ad una bandiera, ed esclamò: non siete voi più i soldati di Lodi? Seguite il vostro generale. Lo seguirono, ma senza frutto. Il giovine Bonaparte era magro, pallido, aveva neri e lunghi capelli, ed un classico profilo romano; l'ascendente della sua fama era molto maggiore che quello del suo aspetta fisico; pur non di meno l'audace assalto fu respinto. Nel parapiglia della fuga, Bonaparte cadde nella risaja sottoposta all'argine, e stava per esser fatto prigioniero degli Austriaci che inseguivano i fuggiaschi: ma questi, accortisi del grave pericolo del loro amato generale, tornarono indietro e ricacciarono di là dal ponte gli Austriaci. Allora Bonaparte si avvisò di ricorrere ad un miglior espediente. Fece gettare un ponte di battelli sull'Alpone, e per quella via attaccò di dietro e di fianco gli Austriaci postati nel villaggio di Arcole e attorno ad esso. È un fatto singolare, che per isgomentare o distrarre gli Austriaci, al momento dell'attacco principale dalla parte del nuovo ponte, Bonaparte simulò un assalto dal lato opposto, cogli squilli di un gran numero di trombe; quasi ad imitazione del leggendario o storico incidente di Gedeone.
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