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      L'inaspettata ed improvvisa distruzione di Mosca capovolse in un istante tutto il suo disegno di guerra, e condannò la sua impresa ad una inevitabile catastrofe. Costretti ad abbandonare quel comodo e sicuro nido, incalzati dai Russi e dal freddo che sopravvenne con una insolita e prematura crudezza, i Francesi dovettero effettuare una ritirata frettolosa e disastrosa. Qualche rivalsa fu procurata all'intero esercito dal valore degl'Italiani comandati dal principe Eugenio. Abbenchè in numero assai minore di quello dei nemici, essi fermarono e respinsero ottantamila Russi nella sanguinosa battaglia di Malojaroslavitz, il 24 ottobre 1812.
      Ma la neve era già alta sul suolo, e continuava a fioccare, ostinata e densa, dal cielo. Molti morivano assiderati dal freddo lunghesso la strada; molti ancora perirono nelle gelide acque del fiume Beresina. Quel grave e celebre disastro merita di esser riferito più distesamente.
      Nella sua ritirata da Mosca, per recarsi in Polonia, e di là in Germania ed in Francia, Napoleone aveva già passato il Dniepper, antico Boristene, con poca difficoltà; ma una più formidabile gliene opponeva la Beresina, mediocre tributario del Boristene, in compagnia del quale porta le sue acque al Mar Nero. Imperocchè l'unico ponte che esisteva sulla Beresina era stato distrutto dai Russi, e bisognava costruirne un nuovo, alla presenza di tre eserciti Moscoviti, uno sulla riva destra dove i Francesi volevano andare, e due sulla sinistra del fiume, dei quali uno era al fianco dei Francesi, e l'altro alle loro spalle, inseguendoli.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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