I Tedeschi danno enfaticamente alla battaglia di Lipsia il nome di battaglia dei popoli. Allora i troppo numerosi sovrani della Germania, majuscoli e minuscoli, sentendosi bisognevoli del popolare ajuto contro il formidabile conquistatore, fecero al popolo delle promesse, che poscia finsero di dimenticare; ma il popolo se ne ricordò.
Nel susseguente anno 1814 la Francia stessa fu invasa dai suoi nemici fra loro alleati, cioè dagli eserciti dell'Inghilterra, della Spagna, della Prussia, dell'Austria e della Russia, insomma di quasi tutta l'Europa. Napoleone moltiplicò anche in quel gran frangente i prodigi della sua scienza strategica, del suo inarrivabile colpo d'occhio militare, della sua audacia, della sua instancabile operosità. Tutto indarno! La sua cattiva ora, l'ora fatale per lui, era già da tempo suonata all'orologio dei secoli. Ciò che il volgo chiama la fortuna, cioè un ignoto complesso di cause note ed ignote, aveva cominciato ad accumulare contro di lui i disastri prima ancora della spedizione di Russia, vale a dire all'epoca del suo maggior delitto, che fu l'iniqua ed ostinata guerra da lui mossa contro le altere e patriotiche popolazioni spagnuole.
Napoleone si vide costretto ad una prima abdicazione in favore di suo figlio, a Fontainebleau nel quarto giorno di aprile 1814. Il 20 aprile egli diede nello stesso luogo un commovente addio alle sue celebri guardie. Il magnifico castello di Fontainebleau sventuratamente ricordava ancora un'altra colpa ed un altro errore, agli occhi miei meno gravi che quelli della guerra di Spagna, ma pur gravi ancora: cioè la prigionia, a Fontainebleau, dell'innocuo e benevolo pontefice Pio VII. Napoleone lo aveva posto in libertà poco prima, cioè quando vide che se non era liberato da lui si sarebbero arrogato comodamente un tal merito gli alleati.
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