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      Il general Hill, luogotenente di Wellington, gli disse: nel caso che per disgrazia foste ucciso qui, quali ordini mi lasciate? Quello di farvi ammazzar anche voi e tutti gli altri prima di cedere, rispose Wellington.
      Infrattanto i Prussiani, cavalleria e fanteria, tornarono all'assalto. Lo sgomento, invase le fila francesi. Il fatale e contagioso grido sauve qui peut! si salvi chi può, lanciato dapprima dalla divisione Durutte, la quale era rimasta distrutta quasi per metà, propagossi a poco a poco a tutte le fila dell'esercito. Invano Napoleone cercò di fermare o riunire i fuggiaschi. Il disastro era gigantesco, completo, irremediabile. La giornata di Waterloo, ultima pugna del più gran guerriero dei tempi moderni, era una decisiva sconfitta.
      Unica resistette, sino a vera ed ultima distruzione, la Vecchia Guardia; la famosa, eroica Guardia. Gli avanzi de' suoi battaglioni, spinti alla rinfusa nella valle fra Monte San Giovanni e la Bella Alleanza, non si volevano arrendere. A quel momento, dice Thiers, si ascoltò quel grido che traverserà i secoli: «la Garde meurt, et ne se rend pas;» la Guardia muore, non si arrende. Adesso, nato il gusto del bruttismo che usurpa il nome di verismo, non si vorrebbe che quell'eroico grido traversasse neppure il nostro secolo. Traverserà i secoli dirò io pure con Thiers. Victor Hugo afferma che Cambronne, comandante della Vecchia Guardia, all'intimazione nemica di arrendersi abbia risposto con una sola parola, qualche poco simile alla parola meurt, ma ignobile.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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