Cadde il ministero liberale presieduto da Carlo Troja. Il re di Napoli affrettossi a mandar l'ordine a' suoi soldati, giunti a Bologna, di retrocedere. I più obbedirono; ma il general Pepe con pochi altri uffiziali e soldati, passò il Po, e andò a dirigere la difesa della città di Venezia.
Anche dopo la defezione del Papa e del Re di Napoli, rimanevano tante forze materiali e morali in Italia, che sarebbero state bastevoli a vincere, come già notai, se fossero state unite, e se il comandante supremo avesse conosciuto e seguito i principii elementari della Strategia. I volontari tutti erano abbastanza disposti a seguir gli ordini di Carlo Alberto. Per isventura, quantunque egli fosse sinceramente devoto al principio della nazionalità italiana, sul campo di battaglia non era che un valoroso soldato e non punto un buon generale.
L'esercito regolare Piemontese era all'assedio di Peschiera; l'esercito regolare Romano, o pontificio, era a Vicenza; i Toscani erano a Curtatone presso Mantova; altri volontarii erano sotto Ferrari sulla Piave, ed altri sotto Zambeccari a Treviso; altri in maggior numero sotto il general Pepe a Venezia. Il maresciallo Radetzky: dopo aver lasciato alquanto di tempo a' suoi soldati per ripigliare il loro ardire attutito dalle batoste Milanesi, ed avendo ricevuto dei rinforzi condottigli dal general D'Aspre, si accinse a prendere l'offensiva, ed a schiacciare successivamente le separate forze italiane. Dapprima egli piombò con tutto il pondo del suo esercito sui Toscani, accampati alle Grazie, a Curtatone ed a Montanara, nel giorno 29 di maggio.
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