Una ritirata vigorosamente incalzata si cambia quasi sempre in fuga precipitosa.
In quella medesima sera della battaglia di Goito, il presidio austriaco di Peschiera, una delle quattro fortezze del famoso quadrilatero, si arrese agl'Italiani. Giovanni Durando non amava nè stimava i volontari italiani. Grave è la sua colpa di esser rimasto per lungo tempo inerte, e di non aver dato il chiesto e promesso soccorso a Ferrari. Il quale dopo buona ed onorata resistenza fu battuto da Nugent a Cornuda, e si ritirò a Montebelluna. Nugent si avanzò e prese Treviso, dopo non breve difesa oppostagli dai volontarii di Zambeccari.
Radetzky, non molestato da Carlo Alberto, andò sopra Durando, che si era chiuso in Vicenza, tenendo soltanto all'esterno la forte posizione del Monte Berico, ove è il santuario della Madonna. Nonostante la coraggiosa difesa delle truppe Romane, regolari e volontarie, sulle mura della città, ed il valore spiegato dal reggimento svizzero per difendere il Monte Berico, dove pure fu ferito Massimo d'Azeglio, Durando stimò necessario dopo due soli giorni di combattimento il venire a capitolazione. I patti della resa furono i medesimi di quelli estorti a Zambeccari in Treviso, vale a dire che le milizie italiane le quali uscivano da quelle due città non avessero a riprender le armi contro l'impero austriaco per tre mesi. Non dirò vergognosa la condotta di Durando a Vicenza; ma per fermo la sua difesa di quella città fu meno onorevole e meno lunga di quella che i volontari da lui disprezzati avevano fatta a Treviso, e di quella che fecero dipoi a Bologna, ad Ancona a Roma ed a Venezia.
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