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      Ci adunammo per la prima volta pubblicamente nella grande aula del palazzo della Cancelleria, in Roma, nel giorno 5 di febbrajo. Eravamo nel numero di 140, fra i quali eravi Giuseppe Garibaldi; ma il numero totale degli eletti era 200. Il seggio presidenziale, per voto dell'Assemblea, fu costituito di un presidente, un vicepresidente, quattro segretarii e due questori. Giuseppe Galletti fu nominato presidente, Carlo Bonaparte vicepresidente: io fui uno dei segretarii.
      In una seduta secreta, e perciò di semplice discussione senza deliberazione, si studiò il grave quesito della forma da doversi dare al nuovo Stato. Tre diverse proposte furono ventilate: governo provvisorio, regno costituzionale, repubblica. Prima ancora di ricever le notizie di che or ora dirò, la maggioranza dei deputati era già inclinata a ritenere come la peggiore delle tre proposte, la prima, cioè la provvisorietà del governo; migliore di tutte la terza, cioè la repubblica. Io dissi che la repubblica, in teoria, è la forma di governo maggiormente conforme alla ragione ed alla giustizia, ma che praticamente, nel caso nostro, l'indipendenza e l'unità nazionale dell'Italia, erano cose di una importanza superiore ancora a quella di una od altra forma di politico reggimento. Carlo Alberto, per isventura, era divenuto così impopolare a cagione dell'avere abbandonato Milano ed accettato l'armistizio Salasco, che era assolutamente impossibile il proporlo per re d'Italia. Peggio ancora il papa, il re di Napoli e i duchi di Modena e di Parma.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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