Nei giorni che immediatamente precedettero la proclamazione della repubblica, lo stato era retto da un ministero nominato dalla rivoluzione, prima della convocazione dell'Assemblea, ed erano presidente un dotto e liberale prelato: Carlo Muzzarelli. Il più abile e stimato ministro era l'avvocato Carlo Armellini. Dopo lo stabilimento della Repubblica, l'Assemblea Costituente e sovrana creò un magistrato supremo della repubblica, composto di tre membri, i quali perciò si chiamarono i triumviri, nelle persone di Armellini, Saliceti e Montecchi, e nominò otto ministri colle ordinarie attribuzioni ministeriali. Il ministro dell'interno fu Aurelio Saffi.
Parve a me che la novella repubblica, avendo tanti nemici vicini e lontani, non dovesse por tempo in mezzo per distruggere il più vicino, ed uno dei più pericolosi, che era il re di Napoli. Bisognava mettergli sossopra il reame, ciò che l'avrebbe indotto a pronta fuga, chiamare a libertà e ad unione italica il suo popolo, e trarne un possente e prossimo avviamento e mezzo alla formazione dell'intero fascio nazionale. Io voleva insomma eseguito sin d'allora l'ardimentoso concetto che Garibaldi recò ad effetto undici anni più tardi. L'impresa dell'invasione e liberazione del regno di Napoli, colla Repubblica Romana per base, sarebbe stata di un riuscimento molto più facile ancora che nol fu la spedizione dei mille nel 1860.
Ma era necessario prepararla in segreto. Ne parlai ai triumviri, ed ebbi la fortuna di persuaderli; ma per un sentimento di delicatezza che più tardi conobbi essere stata intempestiva, mi trassi in disparte.
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