Montecchi, in nome suo e dei suoi due colleghi triumviri, disse all'Assemblea, in seduta segreta, che abbisognavano di una somma di trentamila scudi (centocinquantamila franchi) per un uso che eglino stimavan buono, ma tale da non potersi convenientemente palesare a tutta l'Assemblea. Nominasse ella una commissione la quale riceverebbe la comunicazione col vincolo del segreto, ma darebbe il proprio parere all'Assemblea, se la somma doveva accordarsi o no. Furon nominati a tal uopo Galletti, Gabussi e Serpieri; i quali, ritrattisi in luogo appartato, appresero trattarsi di una spedizione armata nel regno di Napoli dal lato degli Abbruzzi, onde sollevare in quelle provincie la rivoluzione. Dietro il favorevole parere di questa commissione, l'Assemblea, con lodevole atto di fiducia, votò la chiesta somma, senza sapere a che servir dovesse.
Ma il triumvirato si valse dell'ottenuta facoltà con somma inettitudine. In abili mani la somma domandata e concessa, benchè piccola, avrebbe bastato all'uopo. Invece però di affidar il carico dell'impresa all'uomo più capace di condurla a prospero fine, cioè a Garibaldi, i triumviri perdettero il tempo ad arruolare, di là dall'Adriatico, tremila Albanesi, dei quali niun bisogno vi era, e che fortunatamente mai non vennero, perchè avrebbero nociuto più che giovato. Giunto Mazzini al potere, pensò di dare, a quanto restava della somma, un'altra destinazione secreta, ed egualmente sbagliata, cioè a promuovere un'insurrezione a Parigi, la quale abortì un po' più tardi, il 13 di giugno.
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