Radetzky seguì le regole elementari, ma buone, della strategia. Manovrando abilmente alla sinistra del gran fiume, andò prima con tutte le sue soldatesche a schiacciare la legione Lombarda alla Cava, nel giorno ventuno; passò nel seguente giorno a disfare presso Mortara, il corpo capitanato da Durando e da Vittorio Emanuele; ed infine, nel giorno 23, si accinse a combattere il principal corpo Piemontese presso Novara.
Nondimeno la battaglia di Novara propriamente detta ebbe diverse vicende, le quali avrebber potuto dar la vittoria agl'Italiani, se fosser stati meglio comandati.
Il general d'Aspre, francese d'origine, ma Austriaco di servizio e d'animo, cominciò l'attacco alle undici del mattino. La posizione della Bicocca, difesa dapprima dal general Perrone, poi dal duca di Genova, fu presa e ripresa sino a quattro volte. Ad un certo momento l'Aspre era sconfitto sopra tutta la linea, e circondato. Inevitabile era la sua perdita, e ne sarebbe forse seguita quella di tutto l'esercito imperiale, se il duca di Genova avesse seguito il suo proprio impulso di continuare la marcia innanzi, ed il generale in capo l'avesse secondato. Ma Czarnowsky, pel chimerico timore o preteso pericolo di esser avviluppato a destra, diede al duca di Genova il fatale ordine di tornarsene indietro.
Gli Austriaci, preso animo da quell'inaspettato movimento retrogrado dei Piemontesi, tornarono all'attacco. I valorosi generali Passalacqua e Perrone furono uccisi in persona. Il non men prode duca di Genova ebbe più d'un cavallo ucciso sotto di lui; ma i suoi soldati cominciarono a vacillare, indi a sbandarsi.
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