Si rumoreggiava già di una coalizione retrograda a nostro danno, e d'una preparata invasione dei nostri confini da più parti contemporaneamente. Ma l'attitudine del popolo, delle milizie, dell'Assemblea costituente e del triumvirato, era quale esser doveva. La mente direttrice era quella di Mazzini. Egli però non ebbe campo di spiegare alcuna straordinaria abilità governativa, perchè non ve n'era il bisogno. La macchina amministrativa camminava mirabilmente da sè, tanto nella capitale che nelle provincie. Quasi tutti i comuni fecero degl'indirizzi patriotici ed affettuosi alla Repubblica, e si dichiararono pronti a sostenerla contro la minacciata estera prepotenza. Solamente vi furono alcune mosse di contadini reazionarii nella provincia di Ascoli, e dei disordini alquanto più gravi di cattivi repubblicani ad Ancona. Pretendevano di correggere i retrogradi col coltello. A reprimerli fu mandato dapprima inutilmente Bernabei, indi con pieno successo l'energico Felice Orsini.
Altro quasi non rimaneva a fare ai triumviri, ed altro veramente non fecero, che secondare, più ancora che dirigere, le buone disposizioni che già vi erano, nell'As-. semblea, nella milizia e nel popolo, di difender la Repubblica contro l'invasione straniera. Mazzini meritò lode ancora per una moderazione e temperanza che altri non si sarebbe di leggieri attesa dal celebre cospiratore. Io fui presente una volta ad una udienza ch'egli diede a taluni i quali venivano da una città di provincia a domandargli di far imprigionare certi retrogradi che cospiravano ai danni della Repubblica.
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