Raccogliete, lor disse Mazzini, le prove della lor reità, ed i tribunali li giudicheranno. Ma, ripigliavano gl'inviati, allorchè i retrogradi governavano non avevano siffatti scrupoli a favor nostro. - Ed appunto perchè non avevan tali riguardi per la giustizia, conchiudeva Mazzini, i passati governi meritavano di cadere, e son caduti. Non vogliamo, noi, camminare sulle loro traccie.
Per verità le cospirazioni all'interno contro la sicurezza della Repubblica, pur ammesso che ve ne fossero, erano di una evidente impotenza. Ben più formidabili erano gli apparecchiamenti ostili all'estero. Il fuggitivo pontefice promosse ed affrettò l'invasione del territorio della Repubblica Romana dagli eserciti di quattro potenze: Francia, Austria, Spagna e Napoli.
Primi si mossero i Francesi. Imbarcatisi a Tolone, in numero di nove o dieci mila, e condotti dal generale Oudinot, vennero a Civitavecchia, e l'occuparono senza incontrar resistenza, per la fallace lusinga che venissero quali amici in nostro ajuto. Cadde la benda dagli occhi degl'Italiani quando i Francesi fecero prigioniero il battaglione Mellara. Ma il valoroso colonnello Mellara, con italiana astuzia deluse la vigilanza de' suoi custodi, e se ne venne a Roma con alcuni de' suoi soldati; inermi bensì, ma qui trovarono armi. Allora la popolare credulità creò un'altra leggenda, opposta alla prima che sperava in Oudinot un nostro amico. Si pretese che fossero usciti dal suo labbro questi accenti di sprezzo: gl'Italiani non si battono.
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