Garibaldi ne riportò una grave contusione, ma stava per succedere un disastro assai maggiore; conciossiachè, essendo già passata oltre la cavalleria Garibaldina, sopraggiungeva di trotto quella dei napoletani; e se un provvedimento inaspettato non interveniva, l'eroico campione della nazionalità italiana sarebbe stato schiacciato, e trapassato da molte punte nemiche, ovvero fatto prigioniero e fucilato. Ma una fortunata combinazione aveva collocato, proprio a pochi passi davanti al luogo dove il duce fu rovesciato dai cavalli di Masini, la compagnia dei fanciulli della Speranza. Appena essi adocchiarono la caduta ed il pericolo del loro idolatrato generale, non attesero il comando del lor capitano, ma corsero rapidamente giù per la china del colle ove erano schierati. Una parte di essi si posero di traverso sulla strada, fra Garibaldi ed i nemici che arrivavano: voltarono contro di questi i fucili, e fecero una scarica. Gli altri ragazzi che eran rimasti sul pendio del colle, non essendo in tempo ad occupar la strada, fecero fuoco ancor essi, ma dall'alto, colpendo un maggior numero di uomini, nel fitto della cavalleria regia.
Imbattendosi a questo inatteso e grave ostacolo, i cavalleggeri napolitani si fermarono, titubarono alquanto, indi volsero prestamente i cavalli, e corsero indietro a precipizio, andando addosso alla fanteria. Questa pure si fermò, ed invece di spiegarsi a destra e sinistra per combattere, si mise in disordine. Successe uno di quei momenti di parapiglia e di terror panico che alle volte invade anche delle truppe migliori di quella, e vi fu una general fuga per rientrar in Velletri.
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