Molti persino gettaron via gli zaini per potere correre pił speditamente.
I fanti Garibaldini adulti, dal canto loro, si fecero innanzi, e dalla strada e dai colli si diedero a fulminare la fanteria e cavalleria Borbonica, le quali, per la ristrettezza della strada, e per la moltitudine e confusione dei fuggiaschi, non potevano correre quanto bramavano.
Garibaldi, senza por mente alle sue contusioni, fece inoltrare tutta la sua colonna, tentando di entrare, se possibile era, nella cittą, insiem coi borbonici fuggitivi: ma appena entrati, essi furori solleciti a chiuder le porte e guernirono il ciglio delle mura. D'altra parte, gli Svizzeri al soldo borbonico occuparono colle artiglierie la forte ed elevata posizione dei Cappuccini. I Garibaldini, stendendosi per la campagna attorno alle mura, si diedero a tirare contro i regii coi fucili e coi loro due piccoli pezzi di artiglieria, mentre i Napoletani e gli Svizzeri facevan fuoco dall'alto, non solo coi fucili, e coll'artiglieria da campagna, ma ancora coi cannoni da posizione, che avevan preparati per l'assedio di Roma.
Pił arditi degli altri soldati di Garibaldi erano i fanciulli bolognesi. Acculando il fucile alla spalla, e piegandosi indietro per far equilibrio al peso della canna, prendevan la mira e sparavano, indi coricavano a terra sč stessi ed il fucile. Appena l'avevano ricaricato, si alzavano, miravano e facevan fuoco di nuovo; poi tornavano a stendersi sul suolo, caricar il fucile, rialzarsi e tirare ancora. Alcuni dei Velletrani, che stavan di dietro in osservazione, riferirono poi che i soldati del Borbone, superstiziosi come esser sogliono i meridionali, nel veder dall'alto e da lontano i movimenti di quei bellicosi fanciulli, esclamavano: mamma mia! che iettatura!
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