(qual sorte avversa!) Noi li ammazziamo; essi cascan per terra, ed il demonio li rialza! Oggi non solo gli uffiziali napoletani sono colti, come lo era già sin d'allora il fiore della popolazione meridionale, ma anche i soldati gregarii di quella parte d'Italia, arruolati nell'esercito italiano, si fanno stimare per la buona disciplina e per l'istruzione.
Infrattanto il re Ferdinando II, dal centro della città di Velletri, pensava a' casi suoi, e non gli sorrideva l'idea di esser fatto prigioniero dei Repubblicani. Li supponeva capaci, benchè nol fossero, di fucilarlo se lo avesser preso, com'egli senza dubbio avrebbe fucilato Garibaldi, e Mazzini, e molti altri ancora, se avesse potuto. Laonde si rinnovò qui il caso che fu visto più in grande nei tempi antichi dopo la battaglia di Salamina e dopo quella di Arbela: la viltà personale del monarca determinò la sua fuga, e quella si trasse dietro per necessità la ritirata dell'intero suo esercito, davanti a forze nemiche numericamente deboli.
Alle 4 del pomeriggio il generale in capo Rosselli, precorrendo a cavallo la marcia del centro, raggiunse Garibaldi; il quale da un'altura esterna che domina la città di Velletri ed i contorni, stava esplorando l'orizzonte col suo occhio perspicace applicato al binocolo da campagna. Disse Garibaldi a Rosselli: generale, vedete voi quella lunga linea nera che si estende laggiù dalla porta orientale di Velletri andando verso Napoli? Veggo, disse Rosselli. - Bene, soggiunse Garibaldi: quello è il re di Napoli che si ritira colle sue truppe, anzi fugge.
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