Diede principio alle operazioni nella sera del 2 giugno, impadronendosi per sorpresa della villa Panfili, che era difesa dal battaglione Mellara; poi del casino de' Quattro Venti, e di quello del Vascello, che stavano alla distanza di poco più che un trar di fucile dalla porta San Pancrazio. I nostri che custodivano il casino o palazzo dei Quattro Venti ed il Vascello, importantissimi posti per la difesa come per l'offesa, furono, secondo i barbari usi della guerra, gettati giù dalle finestre. A quelli che poscia mossero ad Oudinot un giusto rimprovero di aver mancato alla parola data di non assalir la piazza prima del giorno 3, rispose con un bisticcio: non appartenere quei tre posti alla piazza perchè eran fuori delle mura.
Nel mattino, svegliato al rombo del cannone, io corsi fuori di porta San Pancrazio. Garibaldi aveva presso di sè i migliori suoi ufficiali: Manara, Medici, Mellara, Masini, e direi quasi più che una schiera una turba, stimabile ma confusa, di giovani poco addestrati a serbar le distanze a compasso e squadra, pieni però di coraggio e di slancio. Precedeva gli altri il Masina a cavallo. Si fece impeto contro il Vascello; i francesi che lo occupavano furori sopraffatti, e, pur secondo le necessità della guerra, furono messi in fuga e trucidati. Non eravi sfortunatamente il tempo di condurli prigionieri in città; bisognava correre senza indugio ad assalire il prossimo palazzo dei Quattro Venti. Garibaldi lasciò Medici alla custodia del Vascello; e si volse contro i Quattro Venti.
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