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      Ciò che importa si è che non vi si possano mantenere. Unite le vostre forze, dove che sia; meglio, se ne avete il tempo, nella valle del Po; o altrimenti, a Bologna, in Toscana, a Roma, a Napoli; fosse pur anche in Calabria; poi, senza dividerle, andate a cercar con esse il nemico, ovunque egli si possa trovare. S'egli occupa molte e diverse città delle nostre, peggio per lui; tanto più sicura sarà la nostra vittoria; imperciocchè tutte le sue forze, occupanti le nostre città, mancheranno nel campo aperto, ove si dee decidere la grande contesa. L'importante si è che lo mettiate in pezzi, senza misericordia, dove lo troverete. Quando lo avrete battuto nel posto decisivo, anderà via più che di fretta dagli altri luoghi, altrimenti vi rimarrà prigioniero. Se vi siete divisi, per la chimerica idea di difender tutti i punti, i trucidati o prigionieri sarete voi.
      È credibile che alla fine di aprile, od al principio di maggio del 1859, Giulay poteva prender Torino quasi a man salva per lui; trucidarne i difensori, imporre alla città un forte balzello di guerra, od il saccheggio: ma nol fece. Non certo per magnanimità, ma, credo io, perchè pensò che mentre avrebbe taglieggiato o saccheggiato la metropoli subalpina, egli poteva esser assalito di fianco o alle spalle dall'intero esercito degli alleati, e riportarne una sconfitta più completa di quella che poi gli toccò a Magenta.
      Si disse che Giulay fu arrestato dalle inondazioni artificiali della Lomellina. È un errore, od una inesattezza.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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