Intanto nacque uno strano sconvolgimento atmosferico, il quale venne ad incalzare in parte, ed in parte a proteggere i fuggitivi. Scatenassi una terribile bufera, un uragano, con vento impetuoso che schiantava i rami degli alberi, e gettava a terra gli uomini, o mal loro permetteva di reggersi in piedi, mentre sopra di essi scaricava una grandine o pioggia diluviale. Cessato dopo tre quarti d'ora il fiero temporale, le posizioni dianzi occupate dagli Austriaci trovaronsi nelle mani dei Francesi, eccettuata però quella di San Martino alla destra degli Austriaci, e di fronte ai Piemontesi.
Adesso è per me il tempo di narrare le peripezie della separata battaglia di San Martino, rifacendomi al principio della giornata. Sin dalle prime ore del mattino, il general Cadorna essendo in marcia per una ricognizione s'imbattè negli avamposti Austriaci. Mollard, colla vanguardia del suo corpo d'armata, accorse in sostegno del Cadorna, e gli Austriaci furon respinti. Verso le sette, le alture di San Martino furono occupate dai nostri, ma dopo breve tempo ne furono discacciati da forze superiori. Questa sanguinosa vicenda, del monte perduto e ripreso successivamente dalle due parti, si ripetè più volte, e non ebbe termine che alle nove della sera.
Per comprendere come la giornata campale di San Martino abbia potuto avere una così lunga durata, sia presente al nostro pensiero la circostanza cronologica ed astronomica che il solstizio di estate non era avvenuto che tre giorni prima. Ora nei giorni prossimi al solstizio estivo, alla latitudine di quarantacinque gradi, il sole rimane sull'orizzonte più di quindici ore e mezza; ed il crepuscolo sempre anticipa e prolunga il chiarore diurno.
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