Alle ore nove mattutine il bravo Mollard formò in colonne d'attacco le truppe che di mano in mano gli arrivavano, e successivamente le lanciò contro San Martino. Perchè successivamente e non tutto in una volta? Per la mala abitudine, che tante volte ho deplorato, dei generali Italiani. Nondimeno, siccome Mollard in quel giorno peccò meno degli altri, e fu di tutti i capi dell'esercito Piemontese il più intraprendente ed instancabile, a lui spetta il maggior merito nella battaglia di San Martino. Però due volte quei coraggiosi reggimenti toccarono le creste del contrastato monte, ed altrettante volte ebbero ad indietreggiare.
Accorsero in lor sostegno l'artiglieria, ed i cavalleggieri del Monferrato, che già fecero così belle ed onorate prove a Montebello. Anche qui eseguirono delle cariche degne del loro bollente coraggio. Catturarono tre cannoni; ma presto fu giuocoforza abbandonarli, e ritirarsi. Gli Austriaci gl'inseguirono, scendendo per la china della Contracania, la quale ebbe nella battaglia di San Martino un'importanza simile a quella del monte dei Cipressi nella battaglia di Solferino propriamente detta.
Ma ecco arrivare la divisione Cucchiari. La brigata Casale riprende la cascina della Contracania, e s'impossessa di tre cannoni austriaci. Ed intanto che quella brigata così valentemente combatte sul pendio della Controcania, veggonsi da lungi le pittoresche piume del quinto battaglione di bersaglieri, arrivanti di corsa. Giunge altresì il diciassettesimo reggimento comandato dal maggiore Ferrero.
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