Egli forma le sue truppe in colonne di attacco sulla strada Lugana. Suonan le trombe, battono i tamburi. Ferrero e gli altri capi incoraggiano i soldati colla voce e coll'esempio. Ve n'era bisogno, perchè la Contracania era ricaduta in potere dei nemici. Le truppe italiane la ripigliano. A mezzodì salgon di corsa al Roccolo ed a San Martino, malgrado un violento fuoco di mitraglia e di moschetteria che piove sopra di loro. Per la terza o quarta volta sono riprese le posizioni sulle insanguinate vette di San Martino.
Ma il general Benedek moltiplicava dal canto suo le truppe e gli attacchi. Aveva dalla sua la superiorità del numero, e non venivan meno in lui, nè fra gli uomini suoi, il coraggio e la tenacità teutonica e slava. Oppose ai Piemontesi non solo l'ottavo corpo d'armata austriaco, ma ancora la brigata Reichlin, ed una parte del corpo di Stadion. La quinta divisione Piemontese, la quale evasi arditamente inoltrata sino a Corbù inferiore, alle spalle degli Austriaci, e dietro il gruppo montuoso di San Martino, fu obbligata da un fiero tempestar di mitraglia a ritrarsi, trascinando nella sua ritirata il reggimento dell'intrepido Ferrero, con due altri reggimenti ancora. La divisione Durando, la quale sino a mezzogiorno aveva sostenuto abbastanza bene per qualche tempo la lotta contro forze preponderanti, all'altra estremità dell'esercito Piemontese, presso la Madonna della Scoperta, si ritirò al quadrivio della Cascina Rondatta.
Allora Vittorio Emanuele chiamò a sè la divisione Fanti, che dapprima stava qual riserva sulle sponde del lago, indi era stata mandata ad appoggiare Baraguay d'Hilliers nell'attacco di Solferino.
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